L’ECONOMIC VALUE ADDED (EVA) COME STRUMENTO DI VALUTAZIONE DELLE STRATEGIE
1. Strategie generali d’impresa e strategie economico-finanziarie.
Accogliendo una nota definizione, la strategia è qui intesa come il modello di interazione esistente o desiderato tra l'im-presa ed il suo ambiente [Coda 1988]. Quest'ultimo, a sua volta, si articola concettualmente in un insieme di sottosistemi ambientali tra loro variamente interconnessi (mercati di vendita dei prodotti finiti, di acquisto delle materie prime, del lavoro, dei capitali di rischio e di prestito, ordinamenti legislativi, tri-butari e così via). Sarebbe peraltro fuorviante ricondurre la stra-tegia d'impresa ad una semplice sommatoria di specifiche stra-tegie sviluppate con riguardo ai differenti interlocutori nei di-versi momenti della vita aziendale, poiché l'impresa, nello svol-gimento della sua attività, si trova necessariamente ad operare nel contempo su più mercati e lo squilibrio in uno solo di questi può generare uno squilibrio nel funzionamento generale del sistema.
Muovendo da tali osservazioni, è possibile pertanto ampliare la precedente definizione di strategia, che viene ora intesa come l’insieme delle scelte e delle azioni che definiscono il posizionamento strutturale realizzato, o ricercato, simultaneamente dall’impresa nei diversi mercati e con i diversi interlocutori sociali al fine di raggiungere condizioni complessive di equilibrio [Demattè 1995], le quali, è bene ricordare, non possono in alcun modo prescindere dalla prospettiva di valutazione economico-finanziaria.
Da ciò deriva la necessità di dotarsi di modelli di valutazione atti ad accertare, in via preventiva e consuntiva, le condizioni di equilibrio economico-finanziario del sistema al fine di valutare, congiuntamente, le strategie che lo hanno originato. A tale riguardo sono stati proposti due differenti modelli, ispirati a tecniche distinte, seppure complementari.
Con il modello del bilancio, che si rifà alla tecnica contabile, si assume come prospettiva di valutazione delle strategie aziendali quella del loro impatto sugli assetti patrimoniali, economici e finanziari dell’impresa. La solvibilità a medio lungo termine dell’impresa, nel garantire la salvaguardia dell’equilibrio economico-finanziario, esprime le ricercate condizioni di equilibrio del sistema. La valutazione fa dunque perno sulla nozione di fattibilità (sostenibilità) finanziaria delle strategie. Che senso avrebbe, ad esempio, scegliere una strategia competitiva tesa ad aumentare la quota di mercato o formulare una strategia di crescita per linee esterne, se con ciò si mettesse in pericolo la sopravvivenza dell’impresa? Un’impostazione strategica sciolta dai vincoli economico-finanziari compromette le condizioni di equilibrio del sistema, impegnando l’azienda in iniziative imprenditoriali non coerenti con la quantità e la qualità delle risorse disponibili.
Con il modello del valore, ispirato alla tecnica finanziaria, si assume come prospettiva di valutazione delle strategie quella del loro impatto sul valore economico d’impresa, che diviene pertanto il parametro chiave per valutare la congruità delle scelte aziendali. L’aumento del valore del capitale economico, nell’esprimere corrette modalità di impiego delle risorse a disposizione del management, mette in luce, in ultima analisi, il raggiungimento delle ricercate condizioni di equilibrio del sistema. L’analisi in parola fa dunque perno sulla nozione di convenienza economica delle strategie. Quale utilità vi sarebbe, in altri termini, nel perseguire strategie di ingresso in nuovi mercati di sbocco o di ampliamento della gamma offerta se queste, sebbene perfettamente compatibili con le risorse finanziare aziendali, non contribuissero ad accrescere il valore economico dell’impresa, ma anzi lo depauperassero?
Le considerazioni sin qui esposte permettono ora di meglio inquadrare il tema delle strategie economico-finanziarie, intese come il sottoinsieme di scelte che riguardano la dimensione economica e finanziaria d’azienda e che scaturiscono dal posizionamento strutturale della stessa nei diversi mercati con i quali essa interagisce in vista del mantenimento delle condizioni di equilibrio generale del sistema. A ben vedere, si assume un modo totalizzante di leggere l’impresa nelle sue manifestazioni: le azioni che danno contenuto alle strategie si esplicitano inevitabilmente, in logica economico-finanziaria, in scelte di investimenti (disinvestimenti), finanziamenti (interni ed esterni) e dividendi che, considerate nelle loro reciproche connessioni, hanno sempre un risvolto in termini di solvibilità aziendale di medio lungo periodo e di valore economico dell’impresa [Brunetti 1997].
(*) Il saggio è tratto da Scritti in onore di Camillo Bussolati, ed. Libero Istituto Carlo Cattaneo di Castellanza, dicembre 1997.